L’Italia con la Proposta di Piano nazionale integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC) inviata alla Commissione europea all’inizio del 2019 ha scelto di raggiungere la decarbonizzazione del sistema al 2050 e tra gli obiettivi del progetto c’è l’eliminazione graduale del carbone dalla produzione di energia, con la totale interruzione nel 2025 a favore delle energie rinnovabili nel sistema elettrico e non solo.

In questo contesto le fonti fossili assumeranno un ruolo secondario e sarà ridimensionato anche il ruolo del petrolio. La diversificazione delle importazioni rispetto ai picchi di domanda e al sistema di stoccaggio è il punto di forza del PNIEC.

Le caratteristiche del sistema di stoccaggio del gas in Italia

Per far fronte alla domanda variabile di gas in Italia abbiamo un sistema di stoccaggio sviluppato a partire dagli anni ’70, periodo caratterizzato dalla crisi energetica e in cui è emersa l’importanza di questa fonte per il sistema energetico nazionale.

Grazie allo stoccaggio il Paese può rispondere in tempo reale alle richieste di gas del mercato e assicurare elasticità di gestone alle strutture di trasporto e produttive. Allo stesso tempo si mantiene una riserva strategica da usare in situazioni eccezionali di tipo climatico e politico quali, ad esempio, l’interruzione delle forniture dall’estero. Pensiamo al caso della Russia e alla situazione attuale.

L’importanza dello stoccaggio del gas al fine della decarbonizzazione

Lo stoccaggio indica l’azione di depositare il gas prelevato dalla rete di trasporto nazionale per poi immetterlo a seconda delle richieste di mercato. Il gas viene conservato in strutture geologiche e naturali presenti nel sottosuolo o in impianti metallici artificiali.

Tra le strutture naturali ci sono i giacimenti di gas esauriti e gli acquiferi profondi in cui il gas viene immesso o le miniere. La prima soluzione è la più adottata in Italia, mentre acquiferi e miniere sono usati da Francia, USA, Canada e Germania.

Il ciclo di stoccaggio del gas prevede due fasi:

• Iniezione, nel periodo estivo quando il consumo è basso;
• Erogazione, nel periodo invernale quando il consumo è elevato.

In questo secondo caso il gas è prelevato dal pozzo e dopo essere stato trattato dalla centrale è immesso nella rete di distribuzione alla giusta pressione, grazie al lavoro del compressore. Allo stesso tempo si distinguono due volumi di gas:

• Cushion gas, utile a mantenere la pressione minima operative destinata alle operazioni di stoccaggio;
• Working gas, ovvero il gas naturale che viene immesso o ritirato in quantitativo prestabilito. Una parte di questo gas resta nel giacimento per formare la riserva strategica necessaria a far fronte ad eventi eccezionali, come nel 2018 l’ondata di freddo Burian con una temperatura media nazionale di -1°C o l’attuale situazione in Russia.

In altre parole, anche in caso di domanda di gas maggiore il sistema di stoccaggio del gas italiano può far fronte alle esigenze, anche se la copertura della domanda è assicurata per il 3,6% dalla produzione nazionale e per il 60,3% dalle importazioni via pipe, mentre il 9,1% è dato dalle importazioni di GNL. Il 27% del gas proviene, invece, proprio dalle riserve e dallo stoccaggio, elemento fondamentale del sistema.

Nel complesso, la capacità delle infrastrutture di stoccaggio attuali è idonea a garantire la sicurezza del sistema, ma appare chiaro come l’autonomia sia oggi più che mai un obiettivo da raggiungere e per questo verranno fatti investimenti importanti in tal senso.

Anche per quanto riguarda lo stoccaggio Settala Gas si dimostra attenta alle esigenze dei clienti e combina esperienza e tecnologie moderne per offrire:

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